Un mio contributo per Negative Space

 

Ho sempre pensato che vivere professionalmente questi anni sia straordinario, nonostante in tanti mi daranno del pazzo. Certo, riesco a concepire ciò da un punto di vista diverso, non comune.
Siamo attori protagonisti (e non) di quello che è uno dei più grandi e radicali cambiamenti che hanno investito la comunicazione: abbiamo assistito alla variazione direzionale del messaggio passando da una comunicazione di tipo verticale ed unidirezionale a quella orizzontale e bidirezionale. Non molto tempo fa vi era il mittente, il medium, il messaggio e il destinatario. Senza diritto di replica. Avete mai visto qualcuno urlare contro un manifesto pubblicitario affisso in strada? Io no.
Per esemplificare e schematizzare il processo appena descritto cito il famoso studioso politico Lasswell che, appena dopo la II Guerra Mondiale, un po’ come i teorici della materia del tempo, cercò di analizzare gli effetti dei mezzi di comunicazione di massa sul pubblico e formulo la seguente affermazione:
“Chi? (Mittente)
Dice cosa? (Messaggio)
Attraverso quale canale (Medium)
A chi? (Ricevente)
Con quali conseguenze? (Effetti)?”

Oggi, invece, siamo immersi nel tempo tempo della comunicazione orizzontale: mittente, medium, messaggio, destinatario e di nuovo messaggio, medium e mittente che diviene, a sua volta, destinatario. Strano? Non proprio. Ci sono centinaia di milioni di persone che quotidianamente comunicano tra loro, con l’esigenza naturale di socializzare, e nel farlo rispondono ad un messaggio di una multinazionale, dopo aver condiviso sul social network un loro selfie.
Non è da sottovalutare che questo tipo di variazione comporta anche una certa flessibilità psicologica e culturale da parte dell’utente: infatti la multimedialità, nella fattispecie, stimola processi cerebrali diversi rispetto a quelli tradizionali e, quindi, richiedere una maggior complessità percettiva ma con una soglia di attenzione diversa.

Mi piace definire la comunicazione dei tempi nostri circolare o reticolare: un sistema dove il classico concetto “da uno a molti”, “Da molti a uno” è superato e sfiora il “da tutti a tutti”. Ognuno può essere produttore di sé stesso. Insomma, una sorta di democratizzazione della comunicazione pare aleggiare sulla nostra società, senza però tralasciare un tema a cui tengo tanto, tantissimo: il Digital Divide. Siamo qui a parlare di tutto ciò e voi a leggermi perché viviamo in un paese industrializzato il cui accesso alla rete è più o meno accessibile a tutti. Ci sono fette intere del globo che non hanno la possibilità di utilizzare le nuove (o ormai vecchie) tecnologie e, quindi, di poter vivere questa enorme rivoluzione. Purtroppo.

Vi lascio e ricordate di comunicare. Sempre.